La storia della Fondazione Francolini Franceschi


Storia della Fondazione

La Nobildonna Emma Francolini Vedova Franceschi, deceduta a Santarcangelo di Romagna il 10 marzo 1927, con testamento olografo pubblicato lo stesso giorno, donò tutto il patrimonio immobiliare del tempo, stimato in Lire 541.000, per la istituzione di un Istituto denominato "Istituto Francolini Franceschi per l'assistenza ai fanciulli poveri" con sede in Santarcangelo di Romagna. Con Regio Decreto 23 gennaio 1930 venne approvato lo statuto composto di n. 40 articoli e l'Istituto venne eretto in Ente Morale.

Lo scopo di quello statuto era il ricovero dei fanciulli poveri, di sesso maschile, nati e residenti nel Comune di Santarcangelo di Romagna, con preferenza assoluta a favore di quelli nati a residenti nelle frazioni di S. Michele e di S.Agata. Il suo è stato un cuore nobile, generoso e di rara sensibilità che ha saputo amare profondamente la propria città di Santarcangelo. Con il marito Ruggero, che figlio di patrioti aveva ricoperto importanti funzioni pubbliche di Consigliere, Assessore e Sindaco, aveva amministrato il cospicuo patrimonio di famiglia, prevalentemente ereditato dal nonno Antonio. Alla sua morte avvenuta l'11 dicembre 1910, Ruggero nominò, con testamento olografo pubblicato nel 1912, sua erede universale la moglie Emma, forse, avendole già prospettato l'idea della pubblica donazione, nella consapevolezza di non avere eredi.
La loro non fu una solidarietà breve, declamata o ostentata quanto un atto di forte spessore di sensibilità sociale che nella realtà del loro tempo intendeva innervarsi nella interazione forte "delle istanze di matrice laica e risorgimentale con quelle religiose e cattoliche per far arrivare anche ai fanciulli poveri di Santarcangelo una sicura assistenza e una più salda e globale educazione" [Manuela Ricci, "Amor di Patria e Carità" Fara Editore].

Nel corso del 1992, d'intesa con la Regione Emilia Romagna, a seguito dei mutati bisogni della collettività, si è proceduto ad una prima modifica dello statuto originario, che è stato approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione n. 54 del 09 ottobre 1992 e con decreto del Presidente della Giunta Regionale Emilia Romagna n. 168 del 29 gennaio 1993. Con lo stesso decreto l'Istituto viene modificato in Fondazione con la denominazione di "Fondazione Francolini Franceschi". Gli scopi di quello statuto erano rivolti ai giovani di ambo i sessi che per qualsiasi causa si trovano nel territorio del Comune di Santarcangelo di Romagna, per assicurare il soddisfacimento delle normali esigenze di vita, per fornire assistenza per coloro che versano in condizioni di insufficienza sociale ed in disagiate condizioni economiche e morali e per prevenire il disadattamento e l'emarginazione di coloro che sono privi di idoneo ambiente famigliare.

Con decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 192 del 06 settembre 2004, è stata accolta l'istanza formulata con deliberazione del consiglio di amministrazione n. 47 del 04 giugno 2004, di privatizzazione della Fondazione che conseguentemente perde la natura giuridica di IPAB ed assume la natura di persona giuridica privata ai sensi del D.P.R. n. 361/2000.
Con lo stesso decreto viene approvato il nuovo statuto, che è quello vigente, composto di 19 articoli. Gli scopi della Fondazione sono quelli riportati nell'articolo 4 che sinteticamente recita: "La Fondazione, che persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale, svolge attività socio assistenziale nei confronti dei minori e dei giovani che si trovino in condizioni di bisogno o di disagio, presenti nel territorio del Comune di Santarcangelo di Romagna e/o dei Comuni che partecipano alla gestione associata dei servizi sociali con lo stesso Comune".

La Fondazione dal 06 settembre 2004 è iscritta nel Registro regionale delle fondazioni e associazioni al n. 525 nella materia "delle politiche sociali" e nell'attività "assistenza minori". L'evoluzione della Fondazione si è dispiegata nel tempo modulandosi attraverso i mutamenti sociali e flettendosi all'emersione di vecchi e nuovi bisogni. Dal primo "Istituto Francolini Franceschi per l'Assistenza ai fanciulli poveri" ad IPAB e all'attuale Fondazione mai è venuto meno il valore ed il significato della mission tracciata dalla Fondatrice. Tale orientamento è stato riconfermato dal Consiglio di Amministrazione recentemente rinnovato sino al 31/12/2014 e composto dai consiglieri Borgini Germana, Del Bianco Don Giancarlo, Mondaini Irianna, Perazzini Roberto con la presidenza di Maurizio Bartolucci.


Le origini di Emma Francolini

Nobildonna Emma Francolini Vedova FranceschiEmma Francolini ebbe origini per metà romagnole e per metà marchigiane. Il padre Luigi, nativo di Fano, era figlio di Domenico possidente, di famiglia guelfa con diversi membri appartenenti al clero della città: lo stesso fratello di Luigi, Vincenzo, era abate, più volte titolato dalla Camera Apostolica. La famiglia di Luigi Francolini visse a lungo nelle Marche, prima di stabilirsi a Rimini.

Luigi, possidente anch'egli, fu amministratore dei beni della Casa Ducale (e precisamente del Principe Massimiliano) di Leuchtenberg in Italia, che si trovavano nell'anconetano. Sposò il 2 marzo 1835 la riminese Marianna Pani (1812-1874) figlia di Francesca Sotta e dell'avvocato Luigi Pani (1773-1850) giurista e uomo politico che fu magistrato provinciale e più volte gonfaloniere di Rimini. Nella sua famiglia erano già venuti abati, medici e, come lui, esperti giuristi.

Luigi Francolini risiedette fino al 1842 a Chiaravalle di Jesi dove nacquero i fratelli di Emma, Massimiliano (1838-1904) e Carolina (1841-1924) e poi fino al 1849 a Osimo. Di qui la famiglia di Emma si trasferì definitivamente a Rimini in Via Vescovado (oggi Via Giordano Bruno o Tempio Malatestiano) al civico n. 970, dove nel 1850 nacque Domenico, il più celebre dei fratelli di Emma. Emma nacque il 28 novembre 1846 ad Osimo in provincia di Ancona, dove fu battezzata il giorno seguente con i nomi di Emma, Francesca e Antonia.

Emma sposò il 21 settembre 1878 Ruggero Franceschi. In occasione del loro matrimonio, come era consuetudine, amici e famigliari dedicarono agli sposi sonetti e componimenti poetici beneaugurali; fra quelli che si sono conservati fino ad oggi, rimangono anche i versi composti da Domenico Francolini per le nozze della sorella. Emma era conosciuta a Santarcangelo per il suo atteggiamento riservato e discreto, ma anche per il carattere gioviale e sensibile ai bisogni degli altri. Era donna religiosissima, intelligente e probabilmente, avendola assunta di riflesso, di discreta cultura: volle infatti farsi ricordare con i libri in mano (come mostrano le rare foto) e alcuni la rammentano mentre assisteva, dal palco numero 18, agli spettacoli del teatro dei Condomini, sfoggiando, tra l'altro, splendidi gioielli.

Emma visse pertanto amministrando, dapprima assieme al marito, il cospicuo patrimonio di famiglia. Dopo il 1910, questa attività spettò unicamente a lei rimasta vedova e sola, assistita dalla fedele domestica, Geltrude Manfroni Carabini, fino al 10 marzo 1927. Forse proprio l'atteggiamento riservato di Emma, l'esistenza tranquilla e distaccata condotta dalla nobildonna, difficilmente avrebbero lasciato presagire il gesto generoso che disponevano le sue volontà testamentarie. Tuttavia, come si è detto, era ormai diffuso tra le dame il desiderio di reiterazione della propria memoria che si concretizzava sempre di più di frequente, laddove non esistevano eredi, nella fondazione di un'opera benefica.

Con testamento olografo del 30 gennaio 1925 aveva infatti destinato le sue proprietà alla fondazione di un istituto per l'assistenza dei fanciulli poveri di Santarcangelo. Aveva nominato suo esecutori testamentari, Natale Campana e Don Pietro Carabini. Le volontà della testatrice vennero pubblicate lo stesso giorno della sua morte e circa un mese dopo, il 13 aprile 1927, si era provveduto ad una stima dei beni della proprietà Francolini Franceschi che furono valutati appunto complessivamente il Lire 541.000.

Essi comprendevano: all'urbano, l'ottocentesco Palazzo Franceschi con l'annesso giardino di 450 mq. e il podere di 8,93 tornature riminesi (di queste, 6.700 mq. ca coltivati ad orto irriguo) con casa colonica; al rustico invece i poderi, anch'essi con annessa la casa colonica, di San Michele di 17,19 tornature riminesi e di Santa Maria di 20,29 tornature. A Rimini i beni della Francolini comprendvano un podere con la casa colonica situato in località San Lorenzo in Monte (presso le sorgenti della Galvanina) di 6,04 tornature.


Le origini di Ruggero Franceschi

Ruggero FranceschiLe antiche origini della famiglia Franceschi non sono rintracciabili con sicurezza: si è ipotizzata una probabile discendenza toscana, fiorentina o lucchese, da antica famiglia divisa in numerosi rami propagatasi a Montecchi, Bibbiena e nel senese, la cui nobiltà risale alla fine del secolo XVII ed al principio del secolo XIX. Secondo quanto si legge in un breve resoconto dell'Ufficio Triveneto di Ricerche Araldiche e Storiche del 30 ottobre 1947.

Le prime notizie certe di un Franceschi a Santarcangelo riguardano Antonio (1792-1878), figlio di Giuseppe nato nel 1751, e di Valentini Bernardina, entrambi possidenti, iscritti, nella seconda metà del XVIII sec. Nello Stato d'Anime della parrocchia di Borghi. Giuseppe Franceschi è registrato per la prima volta a Borghi nel 1770, col padre Berardino "cerusico" e il fratello minore Luigi di dieci anni. Antonio è l'ultimo dei sei figli di Giuseppe e Bernardina, prima di lui era nati: nel 1778 Bernardino morto di lì a pochi mesi; nel 1780 Maria Domenica; due anni dopo Bernardino e l'anno seguente Maria Teresa che sopravviverà un solo giorno; nel 1789 Vincenzo che morirà nel 1802 e quindi lui Antonio. Antonio trasferitosi nei primi decenni dell'ottocento a Santarcangelo, sposò il 5 novembre 1816 Geltrude Baldini nata il 24 dicembre 1792 da Lucia Maggioli e Gaetano dei Conti Baldini, appartenenti ad una delle più antiche e nobili famiglie santarcangiolesi.

Anche la famiglia di Antonio Franceschi fu iscritta al Ceto Nobile, in seguito al Motu Proprio di Leone XII con cui il 21 dicembre 1827 Santarcangelo veniva dichiarata città. Attorno al 1835 Antonio fece costruire l'imponente e severo palazzo che ancor oggi si trova, pressoché nella sua struttura originaria, posto in angolo tra Via Andrea Costa (un tempo Via Corriera, poi Via Emilia) e Via Federico Montevecchi (un tempo Via San Vito) al civico n. 403. Una parte dell'edificio venne adibita per un lungo periodo a Caserma dei Reali Carabinieri. Antonio ebbe sette figli: il primogenito, il noto patriota Adeodato; Giavanbattista nato nel 1818 e presumibilmente morto fanciullo come Diomira, nata nel 1821; entrambi i loro nomi furono infatti attribuiti ad altri figli: Giovanbattista nato nel 1824 e morto nel 1871, politico impegnato e benefattore, ricordato dallo stesso padre, nella lapide murata all'ingresso del Civico Cimitero. Diomira nata nel 1826 che sposerà Eligio Roccari, anch'egli di nobile famiglia, con quale si trasferirà a Rimini; Maria Michelina nata nel 1828. Nel 1822 era nata Maria Lucia che si fece monaca e morì nel 1860.

Adeodato Franceschi nacque a Santarcangelo il 24 luglio 1817. Dal 1829 al 1835 completò gli studi elementari e maggiori nel Seminario Collegio Campana di Osimo dove conseguì attestati di merito per la sua diligenza, condotta, impegno e profitto in varie materie. Il 12 dicembre 1835 si trasferì anche per volere del padre, a studiare presso l'Archiginnasio di Roma dove fu insignito dal Collegium Sacrae Aulae Consistorialis Advocatorum il 25 giugno 1836, del grado di Baccalaureato in filosofia, cioè in logica e metafisica, istituzioni di matematica, etica.
Passato a Bologna per completare gli studi, ottenne il diploma di notaio. Si distinse tuttavia, e divenne ben presto celebre, per le sue gesta patriottiche. Subito infatti fu attratto dalla congiura e dalla rivolta politica animata dalle idee mazziniane che percorrevano in quegli anni l'Italia e la Romagna.

L'11 febbraio 1839 sposò la contessa Giunipra Marini (1818-1904) che nata a Cagli, si era trasferita a Santarcangelo nel 1834. Giunipra, figlia di Filippo dei Conti Marini e Mazzotti Francesca, era sorella di Ludovico Marini (1820-1888) col quale Adeodato condivise l'esperienza della cospirazione, della lotta politica e quindi della prigionia.
Col Marini e con altri santarcangiolesi abbracciò la causa nazionale entrando ben presto nella "Giovine Italia" per combattere il governo papale e soprattutto l'Austria. Partecipò a numerose campagne e battaglie, la sua attività era frenetica egli si recava da un luogo all'altro con le lettere di Mazzini e di altri cospiratori famosi e si teneva in corrispondenza con i più noti liberali d'Italia e stranieri. Alla fine del settembre 1853, Adeodato venne fatto prigioniero ad Alessandria dalla polizia piemontese. Liberato dal carcere di Alessandria venne inviato da Mazzini in Svizzera, ma a Locarno, sorpreso con carte compromettenti, fu arrestato e inviato a Berna dove fu consegnato alla Francia perché fosse spedito in Inghilterra. I francesi invece lo inviarono in Italia; l'ultima sua dimora fu Genova in quel tempo funestata dal colera. Egli stesso rimase vittima del contagio ed il 28 agosto 1854 morì a soli 37 anni nelle corsie di un lazzaretto.

Il pensiero della famiglia su costante: nelle sue missive erano frequenti gli accorati richiami alla moglie affinché crescesse i figli all'amore della patria, nei sentimenti che un buon cittadino deve avere. Erano gli insegnamenti mazziniani che, in quella metà del secolo XIX plasmavano gli animi di validissimi uomini sui più puri e sublimi affetti che rendono l'umanità migliore, secondo l'ideale filantropico, perseguito in spirito di profonda religiosità, di una missione pedagogica dell'uomo tesa a formare un'umanità pronta al sacrificio generoso, al più disinteressato altruismo, all'invitto amore per la patria. Secondo gli alti insegnamenti di Adeodato furono educati i suoi due figli: Ruggero nato il 22 aprile 1842 (battezzato il giorno seguente anche con i nomi di Paolo Pietro Michele Arvedo) e Gaetano nato il 4 agosto 1849 che morirà, ad appena sei anni l'8 ottobre 1855.

Sebbene non avesse mostrato troppa inclinazione per gli studi, Ruggero frequentò i corsi di scultura presso l'Accademia di S. Lucia a Roma, ottenendovi buoni risultati. Fu allievo del santarcangiolese Sisto Gallavotti che nella stessa Accademia aveva ricevuto ben cinque premi e che a sua volta aveva appreso l'arte scultorea da un altro santarcangiolese proveniente dalla scuola del Canova, Gaetano Bombardini. Il 21 settembre 1878 Ruggero sposò Emma Francolini dalla quale non ebbe figli. Appena qualche mese prima del matrimonio, Ruggero aveva ereditato parte (altra parte era andata alla zia Diomira Franceschi in Roccari) dell'ingente patrimonio del nonno Antonio.

Il nobiluomo, scultore e possidente, Ruggero Franceschi trascorse quindi al sua esistenza amministrando i beni di famiglia dilettandosi nell'arte scultorea. Non trascurò tuttavia, come era nella tradizione della famiglia, la politica.
Si conserva nella memoria dei suoi concittadini il ricordo di Ruggero che prende parte alle "patrie battaglie" risorgimentali, combattendo, pare, anche con Garibaldi.

Fu consigliere comunale negli anni 1885-1889 e poi ancora dal 1894 al 1899 assumendo nel 1887 anche la carica di Sindaco. Fu, in quegli anni, varie volte assessore della giunta comunale. Alla sua morte avvenuta l'11 dicembre 1910, Ruggero nominò, con testamento olografo pubblicato nel 1912, sua erede universale la moglie Emma, forse avendole già prospettato l'idea della pubblica donazione, nella consapevolezza di non avere eredi.